Da sempre vengono svolte indagini sui repentini movimenti di prezzo conseguenti a profit warning, ma nel 2008 la crisi del mercato del credito ha prodotto un maggior numero di casi rispetto agli anni precedenti. In particolare, è stata più volte riscontrata l’assenza di tempestività nella diffusione al mercato dei profit warning da parte degli emittenti quotati al London Stock Exchange. Per citare un esempio, nel luglio 2008 Woolworths è stata multata di 350.000 sterline per non aver diffuso prontamente un “profit alert”: la società aveva atteso 29 giorni prima di annunciare al mercato che un importante contratto di fornitura era in esame.

Oggetto di approfondimento da parte dell’Autorità inglese è la tipologia di informazioni che avrebbero dovuto essere rivelate unitamente alla tempistica della loro diffusione, oltre alla forma e alla sostanza delle informazioni precedentemente divulgate dall’emittente. L’obiettivo è quello di conoscere i fatti alla base dei profit warning, soprattutto laddove a seguito della loro diffusione si siano verificata un’elevata volatilità, con cadute dei prezzi di oltre 10 centesimi nell’arco della seduta borsistica. Non necessariamente al richiamo dell’FSA corrisponde una sanzione. Infatti, da una ricerca di Ernest & Young è emerso che oltre 40 società del FTSE 250 hanno visto i propri titoli scendere di almeno il 10% a seguito dei profit warning emanati nel 2008.

La crisi dei mercati finanziari ha messo a dura prova il sistema di disclosure realizzato dall’FSA. Esso riconosce che alcune informazioni possono essere mantenute confidenziali finchè la transazione non raggiunge un grado di sviluppo tale per cui si possa fare un annuncio al mercato senza pregiudicare gli interessi legittimi dell’emittente. Ad ogni modo, coerentemente con la Direttiva Market Abuse, la capacità di ritardare la diffusione al mercato di informazioni interne (cd. Inside information) vale a condizione che non via sia fuga di notizie e che il ritardo non sia tale da fuorviare il pubblico degli investitori. Tuttavia, date le condizioni di negoziazione dei titoli, molte società hanno riconsiderato le proprie politiche di comunicazione al mercato, talvolta preferendo non esporsi. Al contrario, come ha sottolineato l’FSA in un suo intervento, è importante che le società quotate continuino a rispettare gli obblighi di disclosure.

 

Nota:
FSA = Financial Services Authority