La trasparenza è un valore per gli enti non profit?
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Da oltre trent’anni la dottrina aziendalistica sottolinea l’importanza della trasparenza nella gestione delle imprese e la necessità di perseguire la massima trasparenza della gestione, nell’interesse di tutti i vari partecipanti all’attività dell’impresa (stakeholders).
Se la trasparenza è un valore per le imprese, lo è a maggior ragione per gli enti senza fini di lucro, che con le imprese condividono la medesima struttura di organizzazioni aziendali, anche se presentano differenze significative legate alla diversa missione da perseguire.
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L’assenza di interessi proprietari implica la necessità di trasparenza per un migliore coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti nell’attività dell’ente, ai fini di un più incisivo perseguimento degli scopi dello stesso; nelle imprese invece la presenza di tali interessi è un forte pungolo all’efficienza.
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Gli obiettivi degli enti non profit che non sono reddituali, e talvolta sono anche difficilmente esprimibili con numeri, implicano la necessità di un’informativa sociale ai terzi, per la quale mancano ancora modelli teorici di riferimento validi per tutti.
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Nonostante ciò è essenziale per lo sviluppo del settore non profit che i terzi siano correttamente informati circa l’attività che gli enti stanno svolgendo.
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Non si può infatti dimenticare che gli enti non hanno generalmente un “capitale sociale” come le imprese, o comunque le risorse proprie che hanno sono generalmente insufficienti per perseguire gli obiettivi meta-economici che li caratterizzano.
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Gli enti dipendono, quindi, ai fini del finanziamento delle loro peculiari combinazioni produttive, dai finanziamenti pubblici e degli apporti dei donatori. Tali soggetti danno, e sempre più daranno in futuro risorse al mondo non profit, in relazione alla verifica concreta di ciò che viene fatto dagli enti, e di cui gli enti stessi rendono conto.
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Che importanza può avere una maggior orientamento alla trasparenza per lo sviluppo del settore non profit?
La trasparenza negli enti è un dovere morale degli amministratori, ma è anche un’opportunità per favorire lo sviluppo degli stessi.
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Nel mondo non profit non è da tutti percepita questa esigenza, anche per le lacune della normativa di settore. Spiragli si intravedono con la costituzione dell’Agenzia per le ONLUS, che, sebbene di matrice fiscale, dovrebbe e potrebbe promuovere lo sviluppo del settore, anche spingendo per una normativa chiara o precisa in merito ai temi fiscali, gestionali e di rendicondazione.
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Vanno, inoltre, sviluppandosi varie forme di autoregolamentazione nel settore (Carta della donazione, schemi di bilancio del Consiglio dei Dottori commercialisti, ecc.) che sottolineano la trasparenza quale elemento fondante per l’accountability degli enti e per il loro futuro sviluppo.
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Un elemento importante è anche la ricerca di forme d’incentivazione dell’efficienza intesa come opportuno utilizzo dei fondi che dalla comunità di riferimento pervengono al mondo non profit. In questo senso appaiono interessanti le proposte di istituire figure di “revisori sociali”, non solo per compiti contabili, ma anche in funzione di presidio del migliore utilizzo e del perseguimento delle finalità statutarie.
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In conclusione, si osserva che, seppur ad oggi negli enti non profit vi è ancor oggi una tendenza alla riservatezza, tal atteggiamento non può costituire la linea guida delle attività degli enti, pena la loro esclusione dalla comunità cui appartengono.
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Sempre più in futuro lo sviluppo degli enti sarà determinato dalla consapevolezza che tutti i soggetti di riferimento (pubblici e privati) hanno della gestione e del valore sociale prodotto e comunicato con trasparenza verso l’esterno.
IR TOP ne ha parlato con Adriano Propersi, docente di Economia e organizzazione aziendale presso il Politecnico di Milano
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